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Uomini che odiano le donne: Usa-Svezia 1-1

10 Feb

Mikael Blomqvist lascia il tribunale sotto la pioggia battente di Stoccolma, sconfitto da Hans-Erik Wennerstrom, condannato per diffamazione, circondato dai colleghi sciacalli che cercano di strappargli una dichiarazione, traboccanti di un mal celato sadico piacere e di invidia repressa. Ci crediate o meno, per un giornalista, la sequenza iniziale di Millenium-Uomini che odiano le donne è la più spaventosa di tutto il film, l’incubo in cui nessuno vorrebbe mai ritrovarsi. Stesso identico inizio del libro di Stieg Larsson, stesso del film svedese diretto da Niels Arden Oplev, ma David Fincher (Seven, Fight Club, The Social Network) ci aggiunge comunque qualcosa, come per tutta la pellicola.

Nella versione americana c’è più tensione, più suspense, merito anche di una colonna sonora azzeccatissima. È più thriller e meno noir. Fincher vince la partita sotto il profilo della regia, della fotografia, dell’atmosfera e della durezza delle immagini. Le scene di stupro hanno una forza spaventosa, e non sono le uniche. La struttura è pressoché identica, fedelissima al romanzo salvo che in alcuni piccoli dettagli (variazioni fastidiose forse proprio perché non se ne capisce l’utilità), a fare la differenza sono luci, colori, scenografie, inquadrature.

Il punto del pareggio per la Svezia lo segnano gli attori. Rooney Mara (The Social Network) è brava, certo, anche molto, ma è meno “Lisbeth” di Noomi Rapace. La sua interpretazione può valere una nomination agli Oscar, ma difficilmente le porterà la statuetta. Daniel Craig (Casino Royale, Quantum of Solace) è il solito, completamente inespressivo, monocorde, incapace di trasmettere emozioni anche in ruolo che sembrava cucito apposta per lui. Non esprime paura quando è in pericolo, né piacere durante un rapporto sessuale, vince in sex appeal, ma perde nettamente il derby dell’intensità con Michael Nyqvist, suo omologo svedese, decisamente più credibile nel ruolo del reporter combattuto tra la deontologia professionale e un personalissimo senso di giustizia.

In fin dei conti i due film pareggiano, e l’operazione di restyling cercata da Fincher funziona solo a metà. Resta poi un’amara considerazione: quando il momento più alto di un film è toccato dai titoli di testa (vera opera d’arte quelli di Millenium-Uomini che odiano le donne), evidentemente qualcosa non ha funzionato.