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Per Narnia è buona la terza

5 Gen

Un veliero gigantesco che solca mari in tempesta diretto verso i confini del mondo, creature fantastiche terribilmente pericolose, battaglie e duelli con spade e archi. No, non è  I Pirati dei Caraibi, anche se a volte si ha l’impressione che lo sia. Si tratta dell’ultimo capitolo delle Cronache di Narnia, intitolato Il Viaggio del Veliero.

Narnia perde Peter e Susan, troppo grandi e trasferitisi negli Stati Uniti dove vivono col padre in attesa che in Europa la guerra finisca. Lucy e Edmund ci sono ancora, invece, intrappolati nella loro vecchia Inghilterra, condannati a convivere con uno zio assente e un cugino petulante e dispettoso. La mente però pensa a Narnia, e ci pensa così forte che alla fine Narnia si riprende due dei suoi re. Stavolta è un quadro il mezzo di trasporto con cui i Pevensie si spostano da un mondo all’altro, portando con sé, volenti o nolenti, anche il cugino Eustace.

Sarà lui il vero protagonista del film, non Edmund o Lucy, non Aslan o Caspian, ma proprio il piccolo, biondo e tracagnotto Eustace. Un bambino fin troppo realista e razionalista per l’età che ha, scettico come nemmeno Edmund lo era ai tempi di Il Leone, la Strega e l’Armadio, incredulo sull’esistenza della terra mitica di cui parlano i cugino a tal punto da non crederci nemmeno quando ci si ritrova dentro, con tanto di Minotauri parlanti, topi cavalieri parlanti e gabbiani…non parlanti.

Eustace è il protagonista e non potrebbe essere altrimenti, perché Narnia è un’esperienza formativa, che dopo aver portato Peter e Susan all’età adulta saluterà anche Edmund e Lucy per l’ultima volta, ma lascia capire che il percorso del giovane Eustace è appena iniziato. Per farlo crescere e per fargli scoprire il coraggio che ha dentro ci vorranno Aslan (il Leone parlante) e Reepicheep (il coraggiosissimo topo spadaccino), e un’esperienza nei panni e nelle squame di una creatura che a Narnia ancora non avevamo visto. Sarà ancora Eustace il protagonista di La Sedia d’Argento, quello che dovrebbe essere il prossimo capitolo della saga (i libri di C.S. Lewis sono sette e per ora solamente tre sono stati trasportati sullo schermo dalla Disney).

E coi protagonisti si evolve e matura anche tutto l’impianto narrativo e visivo della saga. Il Viaggio del Veliero è un’opera più adulta di Il leone, la Strega e l’Armadio e di Il Principe Caspian. Stavolta elementi fantastici ed elementi più realistici sembrano amalgamarsi meglio e gli effetti speciali sono resi ancor più spettacolari da un 3D che stenta a decollare finché si è in Inghilterra, ma diventa parte integrante del racconto una volta giunti su Narnia.

Resta purtroppo un pesante punto debole. La performance recitativa (ma soprattutto la voce italiana) di Ben Barnes (Il Principe Caspian, Dorian Gray) rimane su livelli medio-bassi. Bastò un film perché in Italia ci si accorgesse che Aslan non poteva avere la voce di Omar Sharif, quanti ce ne vorranno per cambiare anche quella di Caspian?

9 e lode!

1 Ott

“Tu sei come lui. Ti dimentichi di ricordare di aver paura”

Può il destino della terra essere rinchiuso in 9 bambolotti di pezza, grandi quanto un palmo di mano, e con un numero sulla schiena? La risposta è sì, se dentro di loro c’è tutto ciò che resta del bene e del male di cui è capace l’essere umano.

È questo il concetto che sta alla base di 9, lungometraggio animato diretto dal giovane regista Shane Acker e prodotto da Tim Burton, uscito in home video senza essere mai passato dalle sale cinematografiche. Ambientato in uno scenario post-apocalittico simile a quello creato dalla Pixar per Wall•E, il film racconta la storia di 9, il più evoluto della sua specie, il nono dei bambolotti creati da uno scienzato in fin di vita, inventore pentito della macchina che ha cancellato per sempre l’umanità e la civiltà dalla faccia della terra. E proprio l’arrivo di 9, coraggioso fino ai limiti dell’imprudenza, cambierà per sempre la vita del piccolo clan di pupazzi e forse di tutto il pianeta.

Grazie a lui, gli altri otto, scopriranno la loro origine e il loro scopo, combatteranno e vinceranno la battaglia contro le orribili bestie meccaniche che li insidiano dal giorno in cui sono venuti al mondo, vinceranno le proprie paure e impareranno ad essere una sola cosa tutti insieme.

9 ha qualcosa in più rispetto agli altri film d’animazione in CGI: ha l’anima! Sarà forse quel suo restare strettamente legato al cortometraggio originale, girato dallo stesso Acker al termine di un corso universitario di cinema, quelle piccole imperfezioni che restano anche nella versione lunga e high budget. Sarà il suo giocare in equilibrio tra la fantascienza, l’horror fantasy e il film d’azione (forse anche troppa, se gli si vuole trovare un difetto), o più semplicemente la straordinaria fantasia del suo creatore.

Ci voleva uno col fiuto di Tim Burton per scovare il talento di Acker. Un regista di cui sentiremo parlare ancora, c’è da starne certi, e che presto, magari, vedremo anche al cinema.

GUARDA IL TRAILER DI 9