Si può fare del bel cinema parlando del cinema brutto, anzi bruttissimo. Si può divertire, anche in Italia, senza dover per forza ricorrere ai cinepanettoni o a quelle commedie a sfondo sociale tutte uguali che francamente ci hanno un po’ stufato. Si può fare anche in Italia e Boris lo dimostra pienamente, nonostante per 108 minuti sostenga la tesi opposta.
Perfettamente riuscito il tentativo (tutt’altro che semplice) di trasferire in un lungometraggio cinematografico l’esperienza e lo spirito di un telefilm nato sotto traccia e diventata sempre più cult. Stesso cast (con qualche piccola new-entry), stessa perfetta armonia. Scommessa giocata e vinta dagli sceneggiatori e registi Luca Vendruscolo, Mattia Torre e Giacomo Ciarrapico, autori della serie più metatelevisiva e ora del film più metacinematografico della storia italiana. Stesso bruciante sarcasmo, stessa identica ironia da orticaria: Boris è stato capace di rendere pubblico ciò che succede quando le cineprese sono spente. Così reale da risultare assurdo (chiedere agli addetti ai lavori per ottenere conferma).
Eppure, a ben vedere, il quadro che dipinge di allegro ha ben poco: attori cani che recitano perché raccomandati, attrici cagne che recitano perché la danno, produzioni senza alcun valore artistico con il successo al botteghino come unico scopo, bassa, bassissima qualità e lavoro approssimativo. La tv e il cinema italiani stanno davvero così male? Sì, senza ombra di dubbio. Il Giovane Ratzinger con cui René Ferretti è alle prese all’inizio del film, non è poi così diverso dalle fiction a tema religioso che bombardano i nostri televisori. Natale nello Spazio non ha niente di più né di meno di quello che hanno i film dei Vanzina e di Neri Parenti. Chi fa cinema di qualità, o almeno ci prova, incontra mille difficoltà nel trovare qualcuno disposto a investire sul suo lavoro.
L’Italia raccontata da Boris è un’Italia estremamente rafazzonata, quella che tira a campare e cerca di ottenere il massimo col minimo sforzo, quella della meritocrazia inesistente e dei raccomandati, dei geni incompresi e dei cervelli in fuga. L’Italia della Casta e del Vaticano, incapace di guardare avanti e realizzare il suo sogno di modernità. Un Paese con un miliardo di difetti, ma ancora capace di ridere di se stesso, e i 124 mila euro fatti registrare da Boris nel giorno della sua uscita ne sono la dimostrazione lampante.